Pubblico, come bene comune
C’è la necessità di iniziare urgentemente un lungo percorso di rieducazione.
Rieducazione al valore del Pubblico come Bene Comune.
La quarantennale egemonia del neo-liberismo e ora dell’anarco-capitalismo impone spesso con la violenza, un solo modello, una sola ragione, una sola visione del mondo e delle società. Inculcando l’impossibilità di pensare o agire un qualsiasi modello diverso: non è possibile niente di diverso, così va il mondo.
Spezzare questa visione è un tema di (ri)educazione della società tutta. Creando spazi di pensiero e autonomia dove si possa agire ragionando sul bene comune, mettendo davanti il nostro al mio, responsabilizzando alla cura e il rispetto e rendendosi coscienti che il circolo virtuoso individuo <> comunità è il principio base sul quale lavorare per ottenere il progresso di tutti
Redistribuzione
è ora di una svolta di modello. Non è sostenibile né mai lo è stato un modello di accentramento di ricchezza e potere che poi caritatevolmente redistribuisce quello che vuole, quanto vuole a chi vuole, in base a criteri di selezione non condivisi.
L’unica redistribuzione possibile in una società moderna è la redistribuzione della creazione del valore. Ogni individuo e ogni comunità devono essere messi nelle condizioni di produrre la propria parte di valore e l’eccedenza essere scambiata in un mercato comune, ché il mercato è attività antropologicamente umana e non ha mai fatto del male, anzi è sempre stato il veicolo dello scambio, della sussistenza, le informazioni e la conoscenza rendendo possibile trasformazione e progresso.
è il mercato capitalista che basandosi sulla privazione dei molti ha come unico obbiettivo la cieca bulimia dei pochi.
Istituzioni
certo è che le comunità storicamente si dotano di istituzioni per regolare e aiutare la collettività nell’affrontare la complessità con regole comuni che tutti possano riconoscere e rispettare.
Non queste istituzioni.
Le attuali istituzioni nazionali e sovranazionali rappresentano e sono il cane da guardia del capitalismo, l’imperialismo e lo sfruttamento perpetuati da questo modello di sviluppo. Aiutano a disciplinare la società attraverso false morali e repressione. Non hanno nessun credito né sono più riconoscibili dalla società che dovrebbero rappresentare.
Non è l’istituzione come concetto che va rifiutato, sono queste istituzioni che vanno rase al suolo per poter ricostruire e ripensare delle istituzioni di comunità che realmente siano l’espressione della comunità stessa e non dei potenti che privano le comunità dai loro beni e le loro potenzialità.
Innovazione e trasfomazione
Che bei concetti. Peccato che quello che riusciamo ad innovare e trasformare è solo come continuare l’aggressione ai popoli e alla terra mantenendo inalterato questo modello di sviluppo.
La vera trasformazione ed una credibile innovazione passano obbligatoriamente da un cambio radicale del modello di sviluppo e di gestione delle risorse, umane e biologiche.
Non saprei dire se sia tardi, magari troviamo le spinte e le ragioni, le tecnologie e le risorse umane per intraprendere questo percorso in extremis. Magari no.
Possiamo anche stare ad aspettare l’estinzione